Frattura della Clavicola: con il Fisioterapista Alexandro Castelli
Prendo spunto da uno degli ultimi casi che ho trattato: un ragazzo di 30 anni che, in seguito ad una caduta dalla bicicletta durante una gran fondo, si è rotto la clavicola destra. Purtroppo questo tipo di patologia è molto frequente tra i ciclisti, addirittura gli ultimi studi dimostrano che rappresenta più del 50% delle fratture che interessano questa disciplina. Avviene nella stragrande maggioranza dei casi per un trauma diretto della spalla sull’asfalto, quando cioè il soggetto non riesce ad attutire il colpo mettendo a terra la mano ed ammortizzando l’impatto con l’arto superiore.
Solitamente dopo la caduta si nota una deformità della spalla rispetto a quella sana, gonfiore e dolore al tatto. È assolutamente necessario cercare di immobilizzare l’arto col braccio al collo, mettere ghiaccio se possibile e trasportare l’atleta al pronto soccorso per un controllo radiografico.
In accordo con lo staff di ortopedici che collabora con me da un anno circa abbiamo deciso di far fare la radiografia della spalla a tutti gli infortunati perché molto spesso queste problematiche vengono sottovalutate e si scoprono vecchie fratture solo quando è troppo tardi.
Frattura della Clavicola: fratture composte e scomposte
Le fratture possono essere di diverso tipo: composte (i due pezzi sono allineati), scomposte (i due pezzi non sono allineati), esposte (un pezzo ha bucato la pelle ed è a contatto con l’ambiente esterno), pluriframmentarie (l’osso si è rotto in più pezzi);
In base alle caratteristiche delle stesse, l’ortopedico, con la sua esperienza, decide se è il caso o meno di trattarle chirurgicamente. Il mio consiglio è quello di affidarsi al giusto professionista, che capisca le necessità dell’atleta ma che non voglia a tutti i costi accorciare i tempi di recupero, onde evitare recidive (riacutizzarsi della malattia).
Segue un periodo di riposo con un tutore per mantenere fermo il braccio, ma non appena l’ortopedico lo permette inizia il lavoro con il fisioterapista, assolutamente necessario per riacquistare la giusta mobilità della spalla e rinforzare tutti i muscoli che proteggono la parte danneggiata.
È sempre difficile parlare della tempistiche di recupero perché non esiste un paziente uguale all’altro, ma generalmente io seguo questa prassi:
faccio venire l’atleta nel mio studio 3 volte a settimana, in giorni non consecutivi, per circa un’ora e mezza ogni singola seduta. Inoltre, per un recupero ottimale, è necessario che svolga un’ora di lavoro tutti i giorni a casa da solo, esercizi molto semplici che spiego e facciamo insieme la prima volta.
Il primo Mese
Durante il primo mese di lavoro si andrà, come detto, a lavorare sul recupero del completo movimento della spalla, che in seguito all’immobilità col tutore avrà un’escursione limitata soprattutto nei movimenti più complicati come l’abduzione e la rotazione esterna. Al raggiungimento di questo primo obiettivo si andrà a lavorare sul rinforzo muscolare con elastici e macchinari isocinetici e propriocettivi, per “insegnare” nuovamente all’articolazione come comportarsi in situazioni di rischio. Questo secondo step durerà circa un altro mese, cioè fino alla completa guarigione del paziente. In questa fase si potrà riprendere la bicicletta, con l’attenzione però di non rischiare altre cadute: giri brevi possibilmente lontano dal traffico, da manto stradale sconnesso e da velocità troppo elevate! Se il paziente non lamenta dolore e si sente sicuro lo mando al controllo finale dall’ortopedico e a quel punto si torna veramente in sella per macinare chilometri.